2012-02-19 VIITO Marco 2,1-12
L’episodio
della guarigione del paralitico è composto dall’intervento sul malato e dalla
controversia con gli scribi; entrambe le parti evidenziano due paralisi: la
malattia della persona e la malafede degli altri. La prima trova nei portatori
una risposta di fede che sfocerà nella guarigione del paralitico, la seconda
mette in luce una mancanza di fiducia e una paura di perdere il potere. La
fede, pistis in greco, ha il
significato di credito ed è semplicemente la fiducia di cui godiamo presso Dio
e di cui la sua parola gode presso di noi. Infatti, in Grecia, la banca è
chiamata, trapeza tes pisteos, cioè “banco
di credito”, luogo di fiducia.
Oggi
le banche godono poco fiducia. La crisi economica, nata dai crediti non
corrisposti e ampliatasi nei vari debiti pubblici e per le speculazioni, ci ha
paralizzato. Se si osserva, c’è tutta una sfera che gira attorno al perno del
credito, una sfera in cui è andata a finire la nostra pistis, tutta la nostra fede. Questa sfera è il denaro e la banca è
il suo tempio. Ciò significa che il capitalismo finanziario e le banche che ne
sono l’organo principale funzionano giocando sul credito, cioè sulla fede,
degli uomini. Non è possibile guarire la singola paralisi se non s’interviene
su quanto ci paralizza in modo più esteso e complesso.
La
paralisi fisica nasce nel nostro cuore quando la fiducia è andata perduta, la
seconda nasce dalla malafede in una società mantenuta a forza in un orizzonte
senza futuro e senza speranza, o di vuote illusioni e di false attese.
Il
paralitico è la realtà della nostra incapacità di camminare nella relazione. A
volte, in situazioni difficili, altre persone ci vengono in aiuto e l’unica
cosa che possono fare è portarci da
qualcun altro. La malafede degli scribi evidenzia le mistificazioni di tutte le
pubblicità di guarigione che ogni società propone. L’imperativo – “sii capace
di rialzarti dal tuo male e riprendi il cammino” è, nel nostro tempo, solo
un’immagine virtuale.
Il
paralitico non è in fuga da se stesso: si lascia portare; non è in fuga dalla
provocazione del suo stato: si presenta con la sua barella; non è in fuga dalle
sollecitazioni del dolore, anzi è silenzioso e aspetta, come fa ognuno di noi
in questo tempo di crisi. L’altra paralisi, agita dalla speculazione, ci
supera; possiamo ancora dare credito alle banche? Il nostro lavoro, i beni
risparmiati, gli scambi commerciali, costretti dentro la morsa creditizia di
questi giochi di potere, sono paralizzati. Il capitalismo è una religione
implacabile, feroce, non ha pietà e non conosce redenzione e i suoi funzionari
e i suoi esperti sono i preti del nostro tempo che governano il credito e
manipolano la nostra fede.
Per
quanto tempo saremo costretti a pagare per uscire dalla paralisi? Gli scribi
dicono che si bestemmia se si perdonano i peccati e sembrano i nostri
funzionari europei rispetto ai paesi in difficoltà. Gli scribi delle agenzie di
rating ogni tanto scendono dall’Oreb con le loro tavole della legge. I farisei
delle banche centrali centellinano i tassi d’interesse dei nostri risparmi. I
pubblicani delle Agenzie delle tasse raccolgono denaro per offrirlo ai nuovi
tetrarchi che lo sperperano. Poi ci sono i vari governi che nel modo più
irresponsabile e privo di scrupoli cercano di lucrare denaro dalla fiducia e
dalla speranza degli esseri umani. Oggi persino gli Stati hanno abdicato alla
loro sovranità, infatti, sono i sacerdoti del tempio del denaro che governano,
chiedono altri sacrifici e mantengono la paralisi.
Nessuno
sta proponendo un cambiamento dell’attuale crisi, eppure il peccato è proprio
del sistema che compie una serie sconsiderata di operazioni sul credito,
scontato e rivenduto una decina di volte prima di poter essere realizzato. Un
sistema che paralizza se stesso nella ricerca spasmodica di produrre di più, di
guadagnare di più, di vendere di più, fino all’immobilismo e alla recessione.
Il
racconto odierno ricorda che il paralitico è tornato a casa con la barella
sottobraccio e fa intravedere che il bestemmiatore sarà inchiodato a un altro
supplizio. La seconda paralisi non è stata superata, anzi, nella scena finale,
troviamo i sacerdoti che invitano sarcasticamente a scendere dalla croce.
Questo male è più resistente e ci vuole molta tenacia per debellarlo, sono
necessarie una forza comune e la volontà di più persone per affrontarlo. Prima di tutto bisogna riconoscere che la
società e i suoi pseudo sacerdoti ci hanno asservito alla loro causa. Poi sarà
opportuno liberarci del Pil, dello Spread, dei Tassi d’interesse, ecc., zittire
i veri bestemmiatori, i sacerdoti dei crediti mondiali e i loro adepti
speculatori.
Senza
fede o fiducia non è possibile un futuro, c’è futuro solo se possiamo sperare e
credere in qualcosa. Non basta andare a casa propria in barella se non
riusciamo a guardare al futuro per i nostri figli, e con fiducia, se non
possiamo pensare la guarigione della paralisi della nostra società, se non
costruiamo una tutela dei valori che rendono la vita umanamente vivibile.
Finché dura questa situazione, finché la nostra società, che si crede laica,
resterà asservita alla più oscura e irrazionale religione, la fede nel denaro,
noi continueremo a vivere nella paralisi e nella sua schiavitù. Soltanto
comprendendo che cosa è avvenuto e soprattutto cercando di capire com’è potuto
accadere, sarà possibile ritrovare la propria libertà. Diceva Paolo: “La fede è
sostanza di cose sperate”, essa è ciò che dà realtà a quanto non esiste ancora,
ma in cui crediamo e abbiamo fiducia. Il paralitico crede a Gesù, ma noi non
possiamo credere agli scribi.
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